Segnali incoraggianti per il settore costruzioni secondo ANAEPA-Confartigianato

Dopo una crisi senza precedenti, che in un decennio ha visto il comparto dell’edilizia perdere oltre mezzo milione di addetti, il 2019 si chiude, per il terzo anno consecutivo, con un risultato positivo per la produzione delle costruzioni.

Nel dettaglio l’indice della produzione, al netto degli effetti del calendario, cresce del 2,0% a fronte del +1,8% della media dell’Eurozona. Tra i principali paesi il migliore andamento si registra in Germania con +3,1%; mentre l’Italia fa meglio della Francia (+0,8%), la Spagna è in controtendenza, registrando una flessione del 2,3%. Era dal 2007 che l’Italia non cresceva più dell’Eurozona. Si stima che nel 2019 il valore della produzione realizzata dalle MPI sia pari a 130,5 miliardi di euro, oltre i tre quarti (76,4%) del totale di 170,7 miliardi di euro. È del 73,6% la quota di produzione derivante da manutenzione, mentre il rimanente 25,4% si riferisce a nuove costruzioni; la quota delle manutenzioni è salita di 17,6 punti in dieci anni.

Nel corso dell’anno il trend positivo è stato determinato da un andamento particolarmente favorevole nel primo trimestre dell’anno, a cui è seguito un progressivo rallentamento. Al netto dei fattori stagionali, la dinamica congiunturale è stata tale da determinare una crescita molto sostenuta nel primo trimestre (+3,8% rispetto al quarto trimestre 2018), parzialmente annullata dalla diminuzione (-2,6%) registrata nel secondo; dopo una sostanziale stabilità nei mesi estivi (+0,2%), una nuova flessione ha caratterizzato il quarto trimestre dell’anno, con la produzione che scende dell’1,7%.

“Sono segnali incoraggianti – ha commentato il Presidente di ANAEPA-Confartigianato Arnaldo Redaelli – ma devono essere sostenuti da politiche lungimiranti perchè siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi e sullo sfondo incombono i possibili effetti del coronavirus sull’economia reale. Pertanto c’è bisogno di risposte concrete per l’edilizia da parte dei decisori politici ai vari livelli, perché non possiamo più permettere che il settore perda ulteriori posti di lavoro e produzione di reddito”

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