Energie rinnovabili: l’intervento del ministro Di Maio

Il ministro Luigi Di Maio è intervenuto il 25 luglio a Roma all’evento Le rinnovabili al centro della transizione energetica.

Riportiamo la trascrizione dell’intervento del Ministro

Prima di tutto vi ringrazio e saluto tutti i presenti.
Sono molto felice di essere qui oggi perché sento che finalmente il Paese si sta proiettando nel futuro e so che qui ci sono i protagonisti di quello che sarà un passaggio epocale. Come governo, uno dei miei primi atti da Ministro dello Sviluppo economico, è stato quello di supportare pienamente e in senso molto ampio la transizione a forme di energia rinnovabile, proprio in sede europea. Nel contratto che è stato firmato dalle due forze politiche che compongono il governo, abbiamo messo nero su bianco che: “il nostro compito è quello di sostenere la “green-economy”, l’economia circolare, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale, con l’obiettivo di “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza, promuovendo l’economia circolare”.

Ma oltre che come governo e come cittadino che si è sempre battuto per l’utilizzo delle rinnovabili al posto delle fossili, provo un grande orgoglio per quello che insieme ci accingiamo a realizzare, in un momento in cui definirsi cittadini europei significa proprio coltivare queste nuove forme di sensibilità. Sensibilità che non sono tanto nuove. Sono stati raggiunti degli obiettivi importanti grazie a voi e sono profondamente convinto che, se già dal punto di vista normativo cominciassimo a sbloccare una serie di possibilità di investimenti privati in determinate tecnologie e produzioni energetiche, potremmo contare su ricerca e sviluppo delle attività produttive di questo Paese, come ad esempio quello delle nostre università per accelerare ancora di più in questo settore.
Finora, secondo me, si è andati in una direzione sbagliata. Scelte che si sono rivelate sia antieconomiche, antiambientali e anacronistiche devono essere modificate. Come governo noi vogliamo cambiare completamente rotta e darvi il massimo supporto possibile. Gli obbiettivi che ci stiamo dando qui sono molto ambiziosi, ma credo che elevando l’asticella potremmo fare importanti passi in avanti ed essere finalmente all’avanguardia in questo settore.

Nel 2017, mi piace ricordarlo sempre, nonostante il calo della produzione idroelettrica causato dalla scarsa piovosità e nonostante avremmo potuto fare molto di più con politiche più oculate e attente, le rinnovabili hanno coperto il 17,7% dei consumi finali lordi di energia, il valore più elevato finora registrato. Si tratta di valori al di sopra degli obiettivi europei al 2020. E’ un settore che è cresciuto nonostante le condizioni avverse e, se riusciremo ad offrire le condizioni ideali, crescerà esponenzialmente. Sempre nel 2017 alle attività legate alla realizzazione e gestione di nuovi impianti alimentati da rinnovabili, sono state corrisposte circa 70.000 unità di lavoro permanenti e 44.000 temporanee. Investire sulle rinnovabili vuol dire investire in nuovi posti di lavoro e far crescere la piccola e media impresa del Paese, orientandola sempre di più verso tecnologie innovative e prodotti ad alto valore aggiunto. Ed è per questo che ci tengo a ribadire che sono convintissimo, e ne ero consapevole anche prima di fare il mio decreto, che non è modificando le norme sul lavoro che si crea occupazione, perché questo riguarda le tutele e i diritti dei lavoratori, ma è facendo investimenti e sbloccando determinati settori, che sono stati fin troppo sottovalutati o ridimensionati in questi anni, che si creerebbero nuovi posti di lavoro.

Quello che è davvero importante sono gli obiettivi, molto ambiziosi, proposti dal Parlamento Europeo nel pacchetto di misure sulle fonti rinnovabili, sull’efficienza energetica, sul mercato elettrico e sulla governance, a valle degli impegni presi in occasione della COP 21 di Parigi. Al momento, sono state approvate dalla Commissione Europea, dall’Europarlamento e dal Consiglio le proposte di direttive sulle rinnovabili e sull’efficienza, nonché la proposta di regolamento della governance della Ue sull’energia. Dai provvedimenti già emanati o adottati discendono gli obiettivi europei al 2030, vincolanti a livello comunitario. Il solo obiettivo del 32% di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali ci dice che dovremo in dieci anni raddoppiare la produzione di energia elettrica da rinnovabili, passando dagli attuali 103 terawatt/ora a più di 200, rendendo lo scenario previsto nella Strategia Energetica Nazionale già superato.

Questi obiettivi, insieme al programma di decarbonizzazione del governo, guideranno la predisposizione del Piano clima energia, la cui bozza sarà inviata in Commissione per le prime valutazioni entro Dicembre. Il piano conterrà:

  1. Lo scenario base, che mostrerà l’evoluzione del sistema, considerando le sole politiche e misure vigenti e i valori così raggiunti dai parametri che individuano gli obiettivi.
  2. Gli obiettivi al 2030 ed una proiezione fino al 2050: uno scenario di policy che proietti coerentemente il sistema energetico e che fornisca elementi tecnici per stabilire le politiche e le misure per il raggiungimento degli obiettivi.
  3. La stima di impatto delle misure individuate.
  4. Un piano integrato di politica climatica e di sviluppo industriale, socio-economico che sia basato su rinnovabili, efficienza energetica e reti intelligenti anche attraverso l’impiego di investimenti in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie che diano al nostro Paese vantaggi competitivi nella fase di transizione energetica.

Sul piano sarà avviato un processo di condivisione molto ampio che coinvolgerà oltre al Parlamento, le autorità locali e regionali, gli operatori di settore e la società civile.

Nel breve periodo il decreto di supporto alla produzione elettrica da rinnovabili permetterà l’installazione di più di 6.000 megawatt di impianti nuovi o oggetto di rifacimento, in grado di produrre nuova energia “verde” per circa 10,5 terawatt/ora. Il decreto mette a disposizione risorse complessive per più di 250 milioni di euro nel triennio 2018-2020. Questo decreto sarà l’occasione per introdurre nuovi strumenti nell’ottica del superamento degli incentivi diretti, come ad esempio i contratti di lungo termine. Stiamo ragionando anche sulla possibilità di utilizzarli nell’ambito del piano degli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione. Poiché non siamo totalmente d’accordo con l’impostazione del decreto del vecchio governo, stiamo apportando modifiche che in tempi brevissimi permetteranno l’adozione del decreto stesso.
È nostro obiettivo dare massima attenzione anche allo sviluppo delle rinnovabili nei trasporti, dove c’è in corso una importante battaglia europea, supportando il passaggio alla mobilità elettrica in abbinamento alla produzione di fonte rinnovabile e sostenendo, nel periodo di transizione, il biometano, valutandone attentamente i costi, l’inquinamento e i prodotti reflui in uscita dagli impianti.

Riteniamo necessario anche valutare soluzioni più efficaci ed efficienti per la promozione e l’incentivazione dell’efficienza energetica sia nel settore industriale che della piccola e media impresa e nel residenziale. L’ultima Strategia Energetica Nazionale non dava molto spazio all’efficienza energetica rispetto agli altri interventi. Dobbiamo quindi rilanciare gli strumenti di incentivazione al momento disponibili per le PMI e quelli per il settore residenziale, il quale da solo potrà generare fino la metà degli incrementi previsti sia in termini di produzione industriale che di valore aggiunto e di occupazione. Inoltre occorrerà rendere il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica incentivante ed effettivamente in grado di assicurare certezza e stabilità per gli investimenti che devono essere fatti, eliminando situazioni di scarsa offerta di titoli sul mercato che rischiano di creare distorsioni sul mercato stesso e non far raggiungere gli obiettivi ai soggetti obbligati.

Siamo consapevoli che molto va realizzato anche sul lato della semplificazione delle procedure amministrative, ad esempio sul tema dell’ammodernamento e potenziamento degli impianti per sbloccare gli investimenti. Queste semplificazioni potranno portare, secondo vari studi, a più di 5 terawatt/ora di produzione aggiuntiva grazie all’incremento dell’efficienza e potenza degli impianti, in particolare degli eolici, e all’estensione della vita tecnica degli stessi. Il ruolo del nuovo Gse sarà essenziale in questo settore e dovrà lavorare efficacemente in coordinamento con il Mise e con l’autorità Arera.

Proprio per questo, come governo abbiamo già individuato il nome del nuovo amministratore delegato del Gse: sarà uno di voi, una persona totalmente pro rinnovabili e pro efficienza energetica, che sono due pilastri per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e sviluppo economico del Paese. Entro la fine della settimana porterò in Consiglio dei Ministri i nomi dei nuovi vertici di Arera, in modo tale che la squadra per avviare la transizione energetica del Paese sia completa, e tutti insieme si possa iniziare il lavoro per creare un Paese che abbia la grande ambizione di diventare al 100% rinnovabile tra qualche anno.

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico.

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