La corsa all’eliminazione graduale del carbone: uno sguardo nazione per nazione

Lo sforzo globale per eliminare gradualmente il consumo di carbone sta accelerando. Tuttavia, resta ancora molto lavoro da fare, sia per allinearsi alle ambizioni dell’accordo di Parigi, sia per garantire una transizione giusta per i lavoratori e i cittadini interessati.

Oliver Sartor dell’IDDRI ripercorre, in uno saggio che qui riassumiamo, i principali esempi di eliminazione graduale del carbone in tutto il mondo, nazione per nazione, e avverte che i paesi produttori e consumatori che non si adattano rischiano di subire le conseguenze economiche.

La transizione sta carbone prendendo slancio

Alla fine del 2018, 30 governi nazionali, 22 governi subnazionali e 28 imprese si sono impegnati ad eliminare gradualmente il carbone entro il 2030, nell’ambito della Powering Past Coal Alliance. Tuttavia, una critica comune era che questi governi rappresentavano solo il 3% circa del consumo globale del minerale. Ma, negli ultimi mesi, la transizione dal carbone ha iniziato a prendere il via nelle principali economie.

La Germania è la quarta economia mondiale e il quinto consumatore di carbone. Solo la Cina, l’India, l’Indonesia e la Russia consumano più carbone all’anno della Germania. Il 26 gennaio, la “commissione carbone” della Germania – un comitato istituito dal governo e composto da attori del settore carbonifero con il compito di esplorare le condizioni per un’uscita equa e fattibile del carbone tedesco – è giunta ad un accordo di compromesso storico su un’uscita completa dal carbone entro il 2035-2038.

Ciononostante, resta ancora molto da fare. Mentre il mondo nel suo complesso si sta allontanando dal carbone, paesi specifici come il Giappone, l’India, il Vietnam, l’Indonesia, la Mongolia, la Turchia, il Bangladesh, il Pakistan, la Corea del Sud e alcune parti dell’Africa stanno ancora costruendo nuove centrali. I responsabili politici di molti paesi in via di sviluppo sono desiderosi di sostenere l’industrializzazione. In questo contesto, spesso le imprese di Stato cinesi offrono loro pacchetti di investimento nell’energia da carbone, spesso con finanziamenti a basso costo, tecnologia, costruzione, trasferimento di competenze e la promessa di servizi “dalla culla alla tomba”. Questi pacchetti tendono a competere con le energie rinnovabili sul mercato attuale, anche se le alternative al minerale potrebbero essere altrettanto economiche, veloci da costruire e affidabili nelle giuste (ma mancanti) condizioni politiche. Finora, tuttavia, i paesi ad alta ambizione climatica e le banche multilaterali di sviluppo non sono ancora stati in grado di lavorare con i paesi beneficiari per fornire un’alternativa sufficientemente attraente, nella scala necessaria, per eliminare il nuovo carbone.

Nel frattempo, i principali utilizzatori di carbone devono intensificare i loro sforzi per ridurlo. La Cina ha fissato un tetto massimo all’uso, ma ora deve iniziare a pianificare una riduzione progressiva delle sue risorse carbonifere nel prossimo decennio. L’India deve fissare una data di picco per l’uso del carbone, come ha fatto la Cina, e fare di più per migliorare il contesto degli investimenti e le politiche di integrazione del mercato per le energie rinnovabili e l’uso di combustibili alternativi al carbone nell’industria.  Altri importanti paesi esportatori come l’Australia, il Sudafrica o la Colombia, e i principali stati carboniferi degli Stati Uniti, sono ancora alle prese con una realtà in rapido cambiamento. In generale, i responsabili politici di questi paesi non hanno ancora compreso appieno i rischi economici e sociali associati alla convinzione obsoleta che il futuro sarà come il passato.

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